BEATO FEDERICO OZANAM
(1813 - 1853)
di P. Luigi Chierotti CM
Di origine francese, Federico nacque a Milano il
23 aprile 1813, ma in quella città passò soltanto i primi tre
anni e mezzo di vita. Oscuratasi infatti la stella di Napoleone , la Lombardia
passò sotto la dominazione austriaca, e il babbo, di professione medico
nell'ospedale della città , pensò che fosse più salutare
trasferirsi a Lione. In patria egli continuò ad essere "l'amico
dei poveri", ben coadiuvato dalla moglie Maria Nantas.
Il fratello di Federico Ozanam, Alfonso, sacerdote, che per primo scrisse una
biografia di Federico, racconta un fatto commovente.
Verso la fine della sua vita, egli dice, la mamma soffriva di asma e perciò
il marito le aveva proibito di salire oltre il quarto piano nelle visite di
carità ai poveri. Analoga proibizione però, aveva fatto la moglie
al marito, perché soffriva di vertigini e giramenti di testa. Ma un bel
giorno uno all'insaputa della'altra, si ritrovarono al capezzale di un malato
povero in una soffitta al sesto piano . Si guardarono sorridendo e sì
perdonarono a vicenda la marachella fatta in nome della carità. Il loro
buon cuore era stato più grande delle loro possibilità.
Un triste giorno però, il Dott. Ozanam fece una rovinosa caduta sulle
scale sbrecciate dei poveri che egli curava gratuitamente , e morì quasi
subito! Alla mamma ed ai tre figli ( Elisa, la primogenita era già morta
appena diciassettenne), non rimase che l'esempio sublime del babbo, che essi
sapevano in cielo.
Studente universitario.
Da tempo però, il babbo aveva fatto i suoi
calcoli : dei suoi tre figli, uno doveva essere sacerdote Alfonso ), il secondo
avvocato ( Federico ) ed il terzo medico ( Carlo ).
Così Federico, la cui vocazione naturale erano le Lettere e lo Studio
della Storia e della Filosofia, dovette prendere la via di Parigi , per conseguire
la laurea in Legge.
Parigi crogiolo di nuove idee.
Dal mese di luglio 1830, la Francia non aveva più
la monarchia di Carlo X, che aveva abdicato ed era fuggito in Inghilterra. La
Chiesa, che aveva incautamente accettato la protezione della monarchia, era
disprezzata dal popolino. Le ceneri dell'Arcivescovado erano ancora calde e
i sacerdoti non osavano circolare con la talare.
Ribollivano nuove idee di democrazia, sia in campo laico con i socialisti (denominati
così verso il 1830 ) di Saint-Simon e di Fourier, sia in campo cattolico
con il La Mennais (1772-1854).
In questo clima rovente era giunto a Parigi Federico Ozanam, con un gruppo ragguardevole
di giovani di Lione, diciamo " cattolici".
Il "forgiatore di giovinezze"
Li accolse un vero padre e forgiatore di giovinezze
Emanuele Bailly de Surcy (1791-1861), professore di filosofia, uomo di robusta
cultura classica , tipografo ed editore appassionato, ma soprattutto fervente
cattolico, che nel ventennio 1820-40, si trovò alla testa di un promettente
movimento giovanile.
Per i giovani venuti dalla provincia a Parigi per gli studi, egli organizzò
anzitutto un pensionato a basso prezzo , aprì la biblioteca della "Société
des bonnes études", e promosse attività culturali, conferenze,
discussioni e dibattiti su argomenti vari.
A lui si deve la fondazione dei più noti e battaglieri periodici cattolici
del tempo. Su tali pagine, venivano pubblicati gli scritti di quei giovani che
amavano gettarsi nella mischia.
Federico Ozanam fu uno di questi.
Le conferenze più frequentate e interessanti erano questioni di storia,
ma in realtà in esse si trattava anche di letteratura, di diritto e di
filosofia, con frequenti scofinamenti in campo sociale e politico, cosa naturale
in ambienti giovanili.
Fu proprio da questo "foyer" studentesco , vera fucina di apologeti
della Fede, che nacquero le Conferenze di Carità di S.Vincenzo De Paoli,
di cui seguiremo lo sviluppo.
I sette Fondatori delle "Conferenze di Carità".
Quando si parla o si scrive sulla Società
di S. Vincenzo, si usa riferire l'Opera Federico Ozanam. Non è del tutto
esatto, nonostante la parte preminente di giada animatore e sostegno di
Federico.
Storicamente la fondazione delle Conferenze di Carità va attribuita ad
una équipe di sei bravi govani, sotto la guida del Prof. Emanuele Bailly,
che ne fu il primo presidente.
L'idea-madre di Augusto Letaillandier
Purtroppo le riunioni giovanili presso il Prof. Bailly non erano formate soltanto
da elementi cattolici. Vi prendevano parte anche studenti di tendenze materialiste,
volterriane e sansimoniste.
Stomacato da certe obiezioni irriverenti, Federico aveva formato un gruppo battagliero
e ben preparato per rispondere ai denigratori della Religione e della Chiesa.
Ma le risse continuavano.
Un giorno Augusto Letaillandier propose : " Io preferirei delle riunioni,
dalle quali fossero formate esclusivamente da giovani cattolici , i quali si
occupassero insieme soltanto di opere buone".
Era l'idea-madre delle Conferenze di Carità, era il granello di senape
gettato nel solco.
Ozanam raccolse subito la proposta e disse ai suoi amici: "Non sentite
anche voi il desiderio di avere un'altra associazione, formata esclusivamente
da amici cristiani e tutta dedita alla carità? Non vi sembra che aro1a
e confermare con le opere la vitalità della nostra Fede?"
Tutti furono d'accordo e Ozanam fu incaricato di proporre l'iniziativa al Prof.
Bailly e chiederne l'appoggio.
La prima riunione ( 23 aprile 1833)
Il Prof. Bailly, anima imbevuta fino alle midolla di spirito vincenziano, fu
oltremodo contento della
risoluzione dei suoi giovani migliori e accettò di essere il primo presidente
della nuova associazione. La guidò per 11 anni, stendendo i Preliminari
del Regolamento.
Nel verbale della prima riunione , tenuta nella sede della Tribune Catholique,
sono segnati per ordine col Bailly sei giovani. Poi le reclute , attratte dall'esempio,
si moltiplicarono.
Nessuno evidentemente pensava allora che fosse nata una grande Opera. Ozanam
sarà sempre l'anima e la fiamma dei suoi compagni. Divenuto Professore
alla Sarbona, egli porterà anche sulla cattedra il suo entusiasmo per
la carità e per l'amore dei poveri.
Il Credito materno di Suor Rosalia Rendu
Fu la Beata Suor Rosalia Rendu, la "Mamma dei poveri" del quartiere di Mouffetard, che fornì a questi giovani generosi un primo elenco di poveri da visitare e soccorrere, insieme ad un credito di "buoni", fino a che la loro associazione non avesse fatto stampare i propri.
Professore alla Sorbona e Sposo felice
Intanto i suoi studi progredivano. Nel 1834 Federico conseguì la Licenza
in Diritto, nel 1835 quella in Lettere e coronò la sua fatica nel 1836
con la Laurea in Diritto. Tornò a Lione , dove, secondo il desiderio
del babbo, si iscrisse al "foro" e cominciò ad esercitare l'avvocatura.
Difese con forza e sincerità specialmente le cause dei poveri, che le
Conferenze indirizzavano a lui. Non lasciò tuttavia gli studi di letteratura
e nel 1839 conseguì la Laurea in Lettere.
Fu il Prof. Claudio Fauriel, esponente del Romanticismo francese, che lo chiamò
alla Sorbona di Parigi, offrendogli la cattedra come suo supplente nell'insegnamento
di Letteratura comparata. Federico accettò e lasciò Lione (1841).
La morte della mamma e il posto fisso all'Università della Sorbona prospettarono
a Federico il bivio della sua vocazione: sacerdote come il fratello o apostolo
dalla cattedra? Nelle, seconda soluzione gli parve di vedere la volontà
di Dio. La cattedra universitaria diveniva un pulpito di apologia della Fede
ed un esempio pratico di carità: "Veritatem facientes in Charitate".
Realizzare la carità con le opere
Nel 1841 pertanto , sposò Amelia Sou1roix, figlia del Rettore dell'Accademia
di Lione.
Gli sposi si stabilirono a Parigi, subito coinvolti ambedue dall'amore per i
poveri. Basta questo
bigliettino dell' agosto 1842, a svelarci la loro vita all'unisono. Federico
scrive alla moglie momentaneamente a Lione, che sta per raggiungerla :"
Prima che io parta e ti raggiunga, permettimi cara, che doni a questi poveri
qualcosa per la tua festa. Prenderò una parte del denaro destinato al
regalo per te, affinche il giorno 15 agosto quelle otto piccole creature che
Dio ama perché innocenti e sofferenti, preghino per te, per tutti e due
e ci ottengano il "picclo angelo", che la nostra casa aspetta!".
L'Angelo che Federico e Amelia attendevano, doveva giungere soltanto più
tardi. Il 25 luglio 1845 nacque la piccola Maria che portò tanta gioia.
La sua salute però non reggeva più al cumulo di lavoro intelletuale
a cui si era sobbarcato.
Dovette lasciare l'insegnamento a più riprese e andò a cercare
un po' di salute anche fuori di Francia, finché giunse in Italia, sperando
di trovare un clima favorevole. Ma proprio in quell'anno il tempo lo accompagnò
soltanto con pioggia a umidità.
E fu subito sera...
Nel gennaio del 1853 raggiunse Livorno e Pisa e
si allogò ad Antignano, presso il mare, nella villa Berni, ai piedi di
Montenero. Tuttavia , anche in questo forzato riposo, accettò di visitare
e animare le Conferenze vicine della Toscana.
Il 15 agosto volle ancora partecipare alla S. Messa sorretto dalla moglie. Due
ali di contadini lo accolsero alla porta della chiesa, con gesti di saluto e
di simpatia, che lo commossero.
Da Parigi intanto, i due fratelli Alfonso e Carlo, conoscendo il suo desiderio
di morire in patria, erano giunti per riportarlo in Francia. Il 31 agosto una
nave lo trasporò a Marsiglia, ma non fu possibile continuare il viaggio
per Parigi, per la sua grande debolezza.
L'8 settembre, festa della natività di Maria, la sua respirazione si
fece difficile. Chiese l'Unzione degli infermi e al fratello sacerdote che lo
esortava a confidare nella bontà dì Dio disse: "Come potrei
temerlo? Lo amo tanto!"
Alle ore 19,30 Federico Ozanam dette l'ultimo respiro.
Dalla sua tomba spira ancora carità!
Un modesto monumento, eretto nel 1913, riporta queste
parole significative : "Hic in pace Federicus Ozanam, conquisitor juvenum
in militiam Christi. (Qui riposa Federico Ozanam cercatore e guida di giovani
per l'esercito di Cristo!).
Il 22 agosto 1997, Giornata Mondiale della goventù a Parigi, nell'entusiasmo
di centinaia di migliaia di giovani di ogni nazione, il Papa Giovanni Paolo
II, ha proclamato Beato Federico Ozanam.